Giocare a oltre 3.600 metri di altitudine non è mai facile, e il match tra Bolivia e Uruguay ne è stata l’ennesima dimostrazione. Durante l’incontro, il difensore José María Giménez ha avuto bisogno di ossigeno per contrastare gli effetti della rarefazione dell’aria, un problema che molte squadre affrontano quando giocano in altura. Ma perché è così difficile competere in queste condizioni?
Lo stadio Hernando Siles: una fortezza in alta quota
L’incontro si è disputato allo Stadio Hernando Siles, situato a La Paz, la capitale della Bolivia. Questo impianto, con una capienza di circa 41.000 spettatori, è il più alto tra quelli usati nelle qualificazioni sudamericane ai Mondiali, essendo posizionato a ben 3.637 metri sul livello del mare. Questa caratteristica offre un vantaggio enorme alla squadra di casa, abituata a giocare in condizioni di ossigenazione ridotta, mentre per le squadre avversarie può essere un incubo.
Bolivia: una squadra che sfrutta l’altitudine
La nazionale boliviana non è tra le più forti del continente, ma quando gioca in casa riesce spesso a mettere in difficoltà anche le big del calcio sudamericano. Nel corso degli anni, squadre come Brasile, Argentina e Uruguay hanno sofferto moltissimo a La Paz, subendo sconfitte sorprendenti. La Bolivia sfrutta questo vantaggio giocando un calcio aggressivo, consapevole che gli avversari si affaticano più velocemente.
Uruguay: una battaglia contro l’altura
L’Uruguay è una delle nazionali più prestigiose del Sud America, con due Mondiali vinti (1930 e 1950) e una lunga tradizione di giocatori di talento. Tuttavia, anche i migliori faticano quando si trovano a dover giocare a quote elevate. José María Giménez, esperto difensore dell’Atlético Madrid, ha dovuto ricorrere a un inalatore di ossigeno nei minuti finali della partita, segno evidente della difficoltà di giocare in queste condizioni.
Un ostacolo difficile da superare
La partita tra Bolivia e Uruguay è stata un’ulteriore prova di quanto l’altitudine possa essere un fattore determinante nel calcio. Il caso di Giménez mostra come anche atleti professionisti di altissimo livello possano soffrire le condizioni estreme di La Paz. Per questo motivo, molte squadre cercano strategie per adattarsi, come arrivare giorni prima per acclimatarsi o utilizzare bombole d’ossigeno durante le pause. Ma la verità è che, per chi non è abituato, giocare a 3.600 metri resta una delle sfide più dure nel mondo del calcio.