L’allenatore del Parma Christian Chivu ha concesso quest’oggi un’intervista ai microfoni di CBS Sport, dove ha parlato del presente sulla panchina del Parma ma è anche tornato sui ricordi della sua esperienza da calciatore all’Inter, prossimo avversario in campionato dei ducali.
Il caschetto ha caratterizzato il te calciatore, come mai non lo indossi più?:
“Non l’ho più messo, da quando ho smesso di giocare non mi serve. Riesco a nascondere le cicatrici con i capelli. Non lo uso più, era il momento di liberarsene”.
Ti sei ambientato a Parma?:
“Sono davvero felice di questa opportunità. Sapevo fosse giunta l’ora di allenare in prima squadra, dopo sei anni di buoni risultati nel settore giovanile, durante i quali ho lavorato per far crescere i giovani, insegnando loro cosa serve per diventare calciatori professionisti. Ora lavoro con i calciatori professionisti, anche se alleno ancora un gruppo giovane, c’è molto da fare, stiamo lavorando con loro e per loro”.
L’avere a che fare con calciatori molto giovani ha avuto un ruolo nel portarti ad accettare la panchina del Parma?:
“Questo è il posto perfetto per me. Arrivare in Serie A è un sogno per ogni allenatore, soprattutto in un club come il Parma. Ci sono tanti giovani in squadra, che però son già cresciuti molto con il mio predecessore in questi ultimi anni. Il nostro lavoro è di farli migliorare ulteriormente. Si tratta di lavorare con impegno e dedizione, spendendo tempo con loro per parlare e spiegare cosa serve per essere calciatori professionisti”.
Come si lavora nel momento in cui si subentra in corsa in una squadra che lotta per non retrocedere?:
“È un lavoro da fare step-by-step, evitando di introdurre troppi concetti che potrebbero creare confusione. Abbiamo gestito piuttosto bene, a mio avviso, il primo mese: abbiamo dato un’organizzazione e lavorato sulla fase difensiva. Sono arrivate risposte positive, la squadra ha concesso poco alle avversarie ultimamente. Il nostro lavoro è un processo quotidiano, abbiamo ottenuto due clean sheet nelle ultime cinque gare. Per me è importante avere una fase difensiva ben organizzata se si vuole centrare la salvezza. Avremo tempo per aggiungere molte cose in più, ma come ho detto il nostro lavoro deve esser step-by-step, senza aggiungere troppe cose subito che potrebbero creare confusione”.
Sabato al Tardini arriverà l’Inter, squadra che conosci molto bene, come preparerai la partita?:
“Non è mai facile affrontare l’Inter, conosciamo la forza della squadra di Inzaghi, è una delle migliore se non la migliore in Italia, oltre ad essere tra le top in Europa. Sappiamo quanto sarà difficile, stiamo cercando di prepararla al meglio, dovremo esser la versione migliori di noi stessi. Dobbiamo credere di poter fare una grande partita contro di loro per ottenere un buon risultato”.
Se l’Inter del triplete dovesse affrontare l’Inter attuale, chi avrebbe la meglio?:
“Non lo so, sono due grandissime squadre. Il gioco è cambiato, non so se in meglio o in peggio, ma il periodo del 2010 rimarrà unico. Era un gruppo di grandi giocatori di personalità e leadership, il triplete non cade dal cielo, è qualcosa che costruisci e su cui lavori nel tempo. La personalità di quella squadra era fantastica. Questa Inter è una squadra forte, abbastanza per credere di poter replicare quanto successo 15 anni fa. È una delle squadre migliori in Europa e la migliore in Italia”
Sei ancora in contatto con i vari allenatori con cui hai avuto a che fare nella tua carriera?:
“Sono in contatto con tanti allenatori per i quali ho avuto l’onore di giocare. Ho imparato molto da tutti ma sto cercando di costruire la mia identità e la mia carriera, evitando errori che qualche allenatore può aver fatto con me. Sto cercando di mantenere un profilo basso, rimanendo il più semplice possibile come persona, ma allo stesso tempo, essendo il leader di un gruppo che deve costruire qualcosa di importante, devo anche essere duro.”