La morte di Papa Francesco ha scosso non soltanto la Chiesa, ma anche l’universo del calcio. Mentre molti club e tifosi esprimevano lutto e solidarietà, a Glasgow si è consumato un episodio che ha risvegliato antiche tensioni: un gruppo di tifosi organizzati dei Rangers ha lasciato una scritta irrispettosa, suscitando sdegno a livello internazionale.
Nelle ore immediatamente successive all’annuncio del decesso del Pontefice, alcuni membri degli “Union Bears” – la tifoseria organizzata protestante dei Rangers – hanno imbrattato un muro in centro città con due frasi: la prima, “Nessun Papa a Roma”, tracciata con bombolette rosso‑blu‑bianche; la seconda, più diretta, affermava “Papa Francesco è morto”. L’azione si è svolta di notte ed è stata immortalata da passanti, che hanno condiviso subito le immagini sui social.
Un conflitto che affonda nel passato
Il duello tra Rangers e Celtic risale al XIX secolo, quando gli impulsi religiosi e sociali segnarono la nascita dei due club. I dati ufficiali parlano di oltre 130 episodi di graffiti con valenza confessionale registrati nella zona di Ibrox negli ultimi due anni, nonostante campagne come “Fans for Peace” abbiano provato a sanare le divisioni. Ricordiamo che la squadra rivale, il Celtic, fu fondata da un cattolico e sarebbe dunque questo il motivo del murales.
Le possibili sanzioni
L’amministrazione comunale di Glasgow ha avviato il giorno seguente un’indagine per risalire ai responsabili, mentre diversi tifosi dei Rangers hanno condannato con forza il gesto, definendolo “vergognoso”. La Scottish FA monitora da tempo la situazione: tra il 2021 e il 2024, il club ha ricevuto quattro multe UEFA per cori e striscioni discriminatori, per un totale di circa 12.000 sterline.
Mentre la città piange la scomparsa di Papa Francesco, il calcio scozzese è chiamato a riflettere: serve un intervento deciso da parte delle autorità sportive e civili perché episodi come questo non turbino più il rispetto e la convivenza nello sport.