Marco Guida, arbitro di caratura internazionale, é intervenuto ai microfoni di Radio CRC dove ha parlato soprattutto dei comportamenti violenti subiti dai direttori di gara, dopo l’ultimo episodio riguardante un giovane arbitro catanese di 19 anni aggredito durante una partita.
La vicinanza al giovane arbitro:
“È un tema molto delicato soprattutto quando si parla di ragazzi di 14-15 anni che quotidianamente subiscono violenze. Ci tengo a mandare un caloroso abbraccio a Diego (arbitro 19enne aggredito nel catanese) da parte di tutta la nostra associazione nazionale e internazionale, poiché anche tanti colleghi dell’estero hanno espresso solidarietà verso di lui. Quello che ha vissuto Diego è un attacco vile, vigliacco e disgustoso”.
Perché nasce la violenza verso gli arbitri?
“”Sono i media e i giornali che rappresentano l’arbitro come la figura del nemico da insultare a prescindere chi ha gran parte della responsabilità di chi fa in modo che questi episodi accadono. Io non riesco a passarci sopra, non riesco a vedere una partita di un ragazzino in cui i genitori dei ragazzi che giocano in campo a prescindere lo insultano, un ragazzino coetaneo dei loro figli. Io sono genitore di tre figli e credo fortemente che sia un qualcosa di profondamente diseducativo per i ragazzini. Qui parliamo di ragazzini che per passione e per un senso di rispetto delle regole fanno questo lavoro e praticano questo sport per diventare un giorno arbitri di Serie A e vengono insultati dall’inizio alla fine della partita.
Cosa pensa dell’eliminazione dei limiti territoriali?:
“Ci tengo ad essere trasparente sulla questione. Non c’è nessun retropensiero, il nostro designatore arbitrale Gianluca Rocchi può scegliere il miglior arbitro per la miglior partita. Noi siamo persone perbene. Io e Fabio Maresca possiamo arbitrare tranquillamente a Napoli ed è molto probabile che avvenga. Sia io che Fabio abbiamo deciso di non arbitrare a Napoli poiché il calcio viene vissuto in maniera diversa da altre città come Milano anche se abbiamo avuto la proposta. Non ci sono linee territoriali, abbiamo fatto solo quello che riteniamo fosse più opportuno. Io vivo la città di Napoli e abito in provincia.
Ha avuto modo di parlare con l’arbitro aggredito?:
“Sì, il messaggio che mi ha detto piangendo è stato: ‘Marco, ti assicuro che non permetterò a questi violenti di fermare la mia passione perché io amo arbitrare’ questa è una risposta che ci deve dare un grande senso di responsabilità a tutti perché parliamo di un ragazzo di 19 anni che ha la passione per questo sport”.
Sogna di arbitrare la finale di Champions?:
“No, è impossibile poiché sono fermo da un bel po’ per un infortunio. Nei prossimi anni potrebbe essere un’idea”.