La leggenda del Milan Gianni Rivera ha parlato al Corriere della Sera della nazionale italiana, ricordando i momenti più indelebili della sua carriera, in particolare quelli legati alla “partita del secolo” tra Italia e Germania, ma non ha risparmiato anche dure critiche alla situazione societaria rossonera.
Di seguito le sue dichiarazioni:
Gianni Rivera, dove vedrà Italia-Germania?
«A casa mia, solo e in totale relax davanti alla tv. Del resto sono l’unico in famiglia a seguire il calcio».
Ma come? San Siro è il suo stadio e Italia-Germania è la sua partita. Non l’hanno invitata?
«Non ci hanno pensato o non hanno voluto pensarci. Certo mi dispiace, Rivera in tribuna durante Italia-Germania sarebbe stata una bella immagine televisiva per chi ama il calcio».
Cosa le viene in mente 55 anni dopo di Italia-Germania 4-3?
«Il gol di Schnellinger segnato per caso, io che batto la testa sul palo dopo il gol preso per colpa mia, la finta che sbilancia Maier, l’abbraccio di Riva. E quella palla che sembrava non voler entrare mai ma che mi tolse un peso dal cuore».
C’erano 30 milioni di italiani quella notte davanti alla tv.
«Una partita così non si ripeterà mai più. È un pezzo unico di storia del calcio, è un romanzo più che una partita. E poi un gol come quello che ho fatto oggi è impossibile da realizzare».
Quella partita è l’emozione più grande della sua carriera?
«Direi di sì. Anche se avrei preferito vincere il Mondiale».
Il Milan però non va bene.
«Bisogna prima di tutto ridisegnare la società. Se mi vogliono come consulente potrei dare buoni consigli. Posso fare tutto, dal presidente all’allenatore e giocare gli ultimi sei minuti…».
Anche il Milan non l’ha invitata al 125° anniversario.
«Mancavano anche Maldini, Boban, Altafini… sono in buona compagnia. Certo il Milan senza la sua storia non è il Milan. Ma cosa vuole che sappiano gli americani di storia e di calcio?».